Successo di piazza per la BioDomenica 2011 la campagna di AIAB, Coldiretti e Legambiente
Biologico risposta vera alla crisi e alla disoccupazione
Canali di distribuzione alternativi +76,4% in sei anni prezzi in vendita diretta -50% circa rispetto ai prezzi al consumo dalle pratiche agro-ecologiche un potenziale di riduzione delle emissioni dell’agricoltura del 90%
In tutto lo Stivale i cittadini testano la convenienza della filiera corta contribuendo al successo della BioDomenica 2011, la campagna nazionale per il biologico di AIAB, Coldiretti e Legambiente, realizzata con il patrocinio di: ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma Capitale, Fondazione Campagna Amica e Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare.
Dal Piemonte alla Sicilia le piazze d’Italia si sono colorate con i mercatini biologici in vendita diretta e gli eventi ludico-culturali organizzati nell’ambito della XII BioDomenica. Un’edizione esplicitamente dedicata ai valori sociali, ambientali ed economici del bio, per andare incontro alle esigenze dei cittadini che cercano un consumo sempre più critico e responsabile.
“Il biologico è una risposata concreta alla crisi economica e climatica, promuoviamo un modello economico che crea occupazione in particolare giovanile e pone il rispetto dell'ambiente e la qualità del cibo al centro del nostro agire – commenta Andrea Ferrante, presidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB) -. Il biologico è nato, ed è guidato, proprio da agricoltori che vogliono cambiare la loro relazione con i cittadini/consumatori in cerca di un consumo più consapevole; oggi questo modello permette ai consumatori di scegliere quello che vogliono mangiare in termini di qualità, sostenibilità ambientale e rispetto della tradizione alimentare ed è ripagato da un vero successo economico.” “Anche per l’edizione 2011 della BioDomenica – prosegue Ferrante - è stato proprio questo il nostro sforzo: portare in piazza un nuovo modo di fare economia basato su un diverso modello di produzione e distribuzione e farlo incontrare con i cittadini che si approcciano al consumo in modo responsabile per dare una risposta concreta alla crisi”.
Come evidenziato nel dossier I valori del bio curato dalle associazioni promotrici di BioDomenica, un diverso modello di distribuzione e consumo esiste già e continua ad attrarre nuovi estimatori. L’analisi degli ultimi sei anni di consumi biologici italiani e dei relativi canali di distribuzione - gruppi di acquisto solidale, spaccio in azienda, mercatini bio, e-commerce, consumi extra-domestici, agriturismo, mense scolastiche - dimostra che questi sistemi di distribuzione alternativi sono cresciti mediamente del 76,4% e che sono ormai competitivi con i sistemi tradizionali – grande distribuzione organizzata innanzitutto – perché riescono a garantire la qualità del prodotto insieme a un ritorno economico, sociale e ambientale conveniente per tutti, e a lungo termine.
I dati confermano che la filiera corta, grazie all’eliminazione di alcuni passaggi commerciali, consente di abbattere il prezzo finale, con vantaggi per il consumatore ma anche per il produttore, che sempre più spesso utilizza questo canale alternativo. Nella formazione del prezzo, infatti, il peso della produzione supera molto raramente il 50% del prezzo finale, mentre è notevole il peso percentuale del ricarico del punto vendita (dal 30% al 40%). Di qui, la convenienza per i consumatori ad acquistare i prodotti biologici direttamente dai produttori agricoli. Una convenienza per altro ampiamente dimostrata dalle rilevazioni sui prezzi dell’Ismea. Ad eccezione di alcune fattispecie, i prodotti ortofrutticoli acquistati direttamente dal produttore presentano un prezzo che è quasi la metà di quello della distribuzione tradizionale.
“I consumatori italiani hanno oggi la possibilità di acquistare prodotti biologici locali di qualità al giusto prezzo direttamente dagli agricoltori attraverso la nostra rete di vendita diretta di Campagna Amica (www.campagnamica.it) che può contare su migliaia di punti vendita tra spacci aziendali, mercati e botteghe, dove hanno fatto acquisti 8,3 milioni di italiani in un solo anno” ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “la sfida deve partire dalle scuole con un milione e mezzo di bambini che ogni giorno pranza in mensa dove occorre aumentare l’offerta di pasti con cibi di stagione e locali. Un impegno da realizzare - ha concluso Marini - in un Paese come l’Italia che è l’unico al mondo che può contare sulla leadership europea nella produzione biologica (con un milione di ettari coltivati e quasi cinquantamila imprese) e nell'offerta di prodotti tipici con ben 229 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario ma anche su ben 4.606 specialità tradizionali censite in tutte regioni”.
Ma il bio non è solo buono, giusto e conveniente, è anche ‘green’. Un fattore che, in epoca di mutamenti climatici, diventa sempre più determinante. Non a caso la Commissione europea, per rispettare gli impegni assunti a livello internazionale di riduzione delle emissioni di gas serra dell’80-95% entro il 2050 (rispetto ai livelli del 1990), ha fissato degli obiettivi di mitigazione al settore agricolo che dovrebbero prevedere una diminuzione tra il 42-49% delle emissioni.
“Il sistema agricolo - ha dichiarato il direttore generale di Legambiente Rossella Muroni presente all’appuntamento romano - ricopre un ruolo fondamentale nell’ambito del dibattito sul clima, considerata la relazione di causa-effetto che unisce il sistema agroalimentare ai cambiamenti climatici e viceversa. Per quanto riguarda l’Italia, le emissioni di gas serra dell’agricoltura hanno già mostrato un trend in riduzione del 15%, ma l’agricoltura e la silvicoltura hanno le potenzialità per raggiungere ulteriori obiettivi di mitigazione, a condizione che vengano messe a disposizione risorse aggiuntive rispetto a quelle attualmente previste, per l’incentivazione delle pratiche agricole orientate a una migliore gestione dei suoli agricoli, dei pascoli, dell’irrigazione, al recupero dei suoli organici e alla produzione di bioenergia”.
Ad oggi, diversi studi scientifici hanno evidenziato come l’agricoltura biologica rappresenti una valida alternativa a quella convenzionale per quanto riguarda la minore emissione di gas serra, i minori consumi energetici e la maggior capacità di adattamento alle variazioni climatiche. Pratiche sostenibili in agricoltura potrebbero ridurre del 90% circa le emissioni climalteranti, con effetti positivi anche per la riduzione di fame e povertà. L’applicazione dei principi cardine dell’agricoltura biologica permette, infatti, di incrementare la sostanza organica garantendo una maggiore fertilità dei terreni, di accumulare la CO2 nel terreno e di risparmiare energia.
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